Cosa succede ai vestiti vecchi quando li buttiamo?

Si sente molto parlare di economia circolare, e in molti si chiedono se questo concetto sia applicabile al settore tessile. Per rispondere alla domanda è necessario prima chiedersi cosa succede ai vestiti vecchi quando li buttiamo.

Ma soprattutto: è davvero possibile riciclarli completamente?

Seguiamo ora il viaggio che affrontano i nostri capi vecchi, e vediamo insieme chi riuscirà a sopravvivere e a diventare un prodotto di nuovo vendibile sul mercato.

Fase 1: raccolta dei vestiti vecchi

Capita a tutti: il bel maglione di lana che abbiamo indossato per tutta la vita è diventato decisamente vecchio e bucherellato. Non resta che trovare un modo ecologico per smaltirlo, ovvero in un apposito bidone o box per il conferimento dei vestiti vecchi.

Qui finisce il nostro maglione, insieme a centinaia di altri capi di abbigliamento, cinture e scarpe nelle condizioni d’uso più disparate.

Questo box contenente dei veri e propri rifiuti verrà svuotato da un automezzo autorizzato e portato al più vicino impianto di trattamento tessile. Si occupa del trasporto un’azienda che ha vinto un appalto comunale, e che deve rispondere di ciò che sta trasportando e consegnando.

Fase 2: riciclare i vestiti vecchi

Passiamo ora all’impianto che si occupa dello smistamento di questa montagna di vestiti e scarpe ritirati dai box.

Gli indumenti devono ora essere sanificati, e quindi sottoposti a un esame visivo e tattile e poi smistati in 3 categorie:

  • I vestiti second hand: gli indumenti che rispondono a determinati parametri vengono immessi nuovamente nel mercato second hand.
  • I vestiti riciclabili: questi verranno selezionati in gruppi per entrare nel circuito che li riporterà a essere generalmente riportati in materiale fibroso.
  • I vestiti da buttare: questi vestiti e scarpe sono giudicati inutilizzabili e vengono spediti in termovalorizzatore o discarica.

Le percentuali di vestiti vecchi riciclati

Di queste tre montagne la più “virtuosa” in Italia è quella dei vestiti second hand: sono circa il 60% del totale. Una parte di questi capi viene rivenduta ai mercatini dell’usato, una parte va ai Paesi in via di sviluppo, ad esempio diversi Stati dell’Africa.

Invece i vestiti riciclabili costituiscono circa il 40%, e solo una piccolissima percentuale (attorno al 2%) viene considerata irrecuperabile.

I vestiti riciclabili sono ora pronti per subire il delicato e affascinante processo che li porterà a tornare filato, poi tessuto, e infine a essere re-immessi a pieno titolo nel mercato della moda. Non più rifiuto, ma risorsa. Vediamo in breve come funziona questo percorso.

Come ottenere tessuti riciclati da vestiti vecchi

In Italia sono in pochi a occuparsi di tessuti riciclati ottenuti dagli abiti vecchi, che come abbiamo detto costituisce il 40% del totale dei vestiti buttati.

Riciclare un filato prevede un know how specifico e che in poche aziende possiedono: una di queste è Comistra, che dal 1920 si occupa di recupero dei tessuti a Prato, ed impiega oggi un metodo altamente tecnologico che consente di ottimizzare il recupero di indumenti usati con prevalenza di lana e insieme di ottenere un prodotto finale di alta qualità.

Ci concentreremo sulla lana, che a differenza del poliestere consente un recupero di materiale maggiore, e ha un impatto ecologico molto inferiore.

Il recupero della lana operato negli stabilimenti di Comistra

1) I vestiti vecchi – insieme agli scarti della lavorazione tessile che vengono consegnati direttamente dalle aziende di moda – vengono suddivisi per sfumatura di colore;

2) Ogni montagna di abiti dello stesso colore viene inserita dagli operatori di Comistra nel carbonizzo a fumo, una macchina unica al mondo che si occupa del processo della carbonizzazione. Qui vengono rimossi tutte quelle che sono le fibre di cellulosa portati in residui carboniosi e questa operazione consente anche di fissare la nuance di colore;

3) I tessuti carbonizzati successivamente vengono passati in una lavastraccia, una macchina ideata proprio a Prato per consentire la cosiddetta “stracciatura”: i tessuti vengono lavati, sfibrati e poi riportati a fibra. La stracciatura è un processo estremamente delicato e complesso, che consente di avere un prodotto pulito e a fibra lunga senza bisogno di detergenti, coloranti e nessun altro prodotto chimico… solo acqua!

4) Dopo che il materiale è stato riportato in fibra per una seconda vita, con il supporto di un piccola percentuale sintetica , POLIESTERE o NYLON quasi sempre riciclato, viene inviato all’impianto di filatura;

5) Successivamente il filato ottenuto da una cardatura e filatura, le fibre prendono consistenza con le torsioni che vengono date in filandra;

6) Il filo è pronto per essere utilizzato con gli intrecci che verranno ottenuti dalla tessitura;

7) Il tessuto a questo punto viene inviato al finissaggio: viene rifinito e lucidato a seconda della sua destinazione. Che sia per un morbido cappotto invernale, per un capo d’alta moda, ma anche in alcuni casi per una poltrona.

Il viaggio dei nostri vestiti vecchi è terminato: dal box di conferimento, agli impianti di smistamento, fino al riciclo, filatura e tessitura. Il principio dell’economia circolare è pienamente realizzato. Il nostro vecchio maglione bucherellato è passato da essere un rifiuto a divenire appetibile per le grandi vetrine di moda di tutto il mondo.