Dati sulla moda ecologica nel mondo

Quanto è eco-friendly la moda? Cosa ci dicono i dati?

Quando per la prima volta le cronache internazionali hanno iniziato a parlarci dello scioglimento dei ghiacciai, forse eravamo scettici. Ma quando poi ci hanno mostrato le fotografie delle cime un tempo innevate, e ci hanno indicato una stima di quanto si sarebbe innalzato il livello del mare, allora la faccenda è stata diversa.

Questo accade perché con i dati alla mano le informazioni si visualizzano meglio, e ci si rende conto della portata dei problemi.

Ecco perché il team di Comistra ha raccolto alcuni dati che ci possono dare un’idea scientifica di come sta andando la moda eco-friendly nel mondo.

Risponderemo ad alcune delle domande più comuni, in un viaggio tra numeri e percentuali principalmente tratte da questo studio e dai report di Greenpeace.

L’industria della moda

Quanto è grande l’industria della moda?
È stimato che il valore dell’industria della moda nel 2025 raggiungerà i 2,1 trilioni di dollari a livello globale. I prodotti acquistati sono aumentati del +60% ogni anno e la durata media è diminuita del -50% nel periodo compreso tra il 2004 e il 2019.

Sappiamo che la prima industria più inquinante al mondo è quella petrolifera; la seconda è quella della moda.

Esiste un esempio pratico dell’impatto dei vestiti sull’inquinamento?
In media, i gas serra prodotti da 1 kg di normali t-shirt è di 23 kg.

Parliamo quindi di un’emissione che ammonta a oltre 20 volte il peso del prodotto finale.

I tessuti

Quali sono i tessuti più usati?
Il 63% delle fibre tessili deriva da fibre sintetiche derivate dal petrolio, il 24% invece è riservato al cotone. Da molti considerato la fibra più eco-friendly, in realtà il cotone ha diverse criticità: la produzione di 1 kg di cotone richiede circa 20mila litri d’acqua.

In che modo la produzione di vestiti nuovi inquina l’ambiente?
Per diversi motivi. I dati scientifici ci dicono che il cotone ha bisogno di molta acqua, e porta spesso alla desertificazione. Inoltre, per coltivarlo si fa largo uso di pesticidi tossici. È molto inquinante, a livello di emissioni, anche il trattamento di tintura, finissaggio e stampa. C’è poi il problema dei rifiuti, che rende l’industria della moda non eco-sostenibile.

Infine, per la filatura viene perlopiù usata energia fossile, che produce Co2 e particolato.

Riciclo e ri-uso dei tessuti

Quanto viene studiato il riciclo dei tessuti?
Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Cleaning Production, il riciclaggio delle fibre è il tipo di riciclaggio più studiato (57%), seguito dal riciclaggio dei polimeri/oligomeri (37%), dal riciclaggio dei monomeri (29%) e dal riciclaggio dei tessuti (14%). Il cotone (76%) e il poliestere (63%) sono poi i più ricercati dagli studiosi, per quanto riguarda il possibile riciclo. Abbiamo poi la viscosa (25%) e la lana (20%).

Che percentuale di vestiti viene riciclata o ri-utilizzata?

Gli esempi più eco-friendly che abbiamo in Europa sono la Germania, dove circa il 70% dei rifiuti tessili vengono destinati al riutilizzo e il riciclaggio; c’è poi la Danimarca, in cui circa il 50% viene destinato al ri-uso. In Italia la raccolta dei vecchi vecchi prevede che il 60% del totale venga destinata al ri-uso, e circa il 38% al riciclo.

Ora che abbiamo un ritratto basato sui dati, possiamo renderci conto che il mondo del riciclo e ri-uso, cardini di una moda eco-friendly, meritano la nostra massima attenzione.

Secondo il rapporto “Pulse of the Fashion Industry 2017”, se continuiamo così, l’industria della moda entro il 2030 aumenterà il proprio impatto del 63%, arrivando a causare fino a 100 miliardi all’anno di spreco.

È arrivato il momento di preoccuparci attivamente dell’impatto che abbiamo sul nostro pianeta.