Perché è necessaria una fiscalità ambientale

All’inizio del 2020 si è assistito nelle città italiane a una piccola pre rivoluzione: sono iniziati a emergere molto timidamente un numero incredibile di monopattini elettrici.

A un occhio più attento non sarà sfuggito che anche le biciclette, da dopo il 2020, hanno iniziato a essere prevalentemente elettriche, e se andiamo ancora più in profondità e consultiamo i dati delle vendite, scopriremo che vi è stato un incremento statisticamente rilevante dell’acquisto di mezzi elettrici.

Questa è un’ottima notizia per la respirabilità dell’aria nelle città: infatti la riduzione del traffico veicolare porta alla riduzione di PM10, PM2,5, biossido di azoto e altre emissioni tossiche, quindi ben vengano i mezzi elettrici per la mobilità personale.

Ma che cosa è accaduto davvero? Perché un numero così elevato di cittadini ha deciso spontaneamente di acquistare un mezzo elettrico?

Un sostegno pubblico

Nell’ottobre del 2019 è stato emesso in Italia il cosiddetto Decreto Clima. Il Decreto prevedeva un rimborso del 60%, per un valore massimo di 550 euro, per chi acquistasse un mezzo qualsiasi a propulsione elettrica.

Questo incentivo, noto come bonus mobilità, è stato replicato anche l’anno successivo (2021) e ha cambiato letteralmente il volto delle città italiane.

Di fronte a un successo così evidente, noi che ci occupiamo di moda eco-sostenibile ci chiediamo: visto che non abbiamo un altro pianeta, che i cambiamenti climatici ci assediano e che è estremamente urgente rivoluzionare il nostro sistema produttivo e metodo di consumo, come possiamo agire in modo più efficace di quello che stiamo già facendo?

Sarebbe ideale raggiungere un traguardo come quello dei monopattini elettrici e delle bici elettriche!

Una possibile risposta al problema è creare una fiscalità ambientale.

Perché serve una fiscalità ambientale

Salvare il pianeta è un obiettivo etico, morale e civico che dovrebbe riguardare tutte le imprese.

“Ricordiamo che la seconda industria più inquinante del pianeta è il tessile” ha detto il CEO di Comistra Fabrizio Tesi alle telecamere di Presa Diretta, in un’intervista disponibile sul canale Instagram di Comistra.

“Prendiamo il poliestere: è una fibra non rinnovabile, perché finirà, e crea dei danni durante il ciclo di vita, come le microplastiche che vanno a finire nei mari. Quando il poliestere brucia, crea una serie di contaminanti dell’aria. Non dico che si può riciclare solo la lana, si deve riciclare tutto!”.

Però la lana riciclata che produciamo a Comistra costa anche l’80% in meno. Invece, paradossalmente, il poliestere riciclato non costa meno del poliestere “nuovo”.

“Ma l’impresa non fa missione – continua Tesi – deve creare un utile. Bisogna creare delle condizioni che favoriscano un oggetto derivato dal riciclo piuttosto che un vergine. Bisogna creare un gap”.

Ecco che prende forma l’idea di una fiscalità ambientale.

Cosa significa “fiscalità ambientale”

In parole povere, si parla di misure fiscali favorevoli a chi si adopera attivamente per ridurre l’impatto dell’industria tessile sul nostro ecosistema.

“Alcuni paesi l’hanno già messa in pratica – ci ricorda Fabrizio Tesi – l’Inghilterra per esempio nel 2019 ha parlato di trasferire una sorta di carbon tax da chi inquina a chi produce in modo eco-friendly. Se noi ascoltiamo Ursula Von Der Leyen e vogliamo arrivare al 2050 con emissioni zero, dovremmo accelerare questo processo”.

L’obiettivo è quindi “favorire la transizione da aziende che non producono in modo virtuoso a aziende che producono in modo virtuoso. Ad esempio con un bonus per chi produce con materiale che viene rigenerato” spiega il presidente di Comistra.

Esempi
Prendiamo l’acquisto di un’auto: se compriamo un’auto usata non paghiamo l’IVA perché è già stata pagata alla fonte. Un processo simile applicato alla moda eco-friendly potrebbe incentivare non solo l’acquisto da parte del compratore finale, ma anche la stessa transizione ecologica delle aziende. Il prodotto può essere totalmente riciclato, o riciclato solo in parte, dunque si può ragionare se considerare lo sgravio fiscale solo al di sopra di una certa percentuale di riciclato, ad esempio.

Come fare per combattere questa battaglia?

“Come associazione Astri proponiamo che venga abolita l’IVA nei prodotti riciclati” spiega Fabrizio Tesi, che ricopre anche la veste di presidente dell’associazione.

Astri (Associazione Tessile Riciclato Italiano) è un’associazione attiva su questo e molti altri fronti che riguardano la corretta promozione della moda eco-friendly di stampo italiano.

Il distretto tessile di Prato è leader a livello mondiale del settore tessile. Presto potrebbe diventare leader anche nel settore del riciclo tessile, ma è anche compito della politica incentivarlo, con una adeguata fiscalità ambientale.